domenica 11 novembre 2007

Reportage 2° Flash Mob a Palermo

Un istante può parlare, ogni istante può parlare:ognuno di noi può decidere in base ai propri meccanismi di predisporsi all’ascolto, farsi infondere un presunto senso che non sempre si rende manifesto, ma per chi l’accoglie diventa un qualcosa in cui credere.Questo flash mob, il secondo a Palermo, è stato qualcosa in cui si è creduto(e si crede) e i cui risultati sono stati la partecipazione massiccia e senza dubbio il maggiore rigore nell’espressione e nell’azione, con quel valore aggiunto in più suggerito dalla voglia di ripetersi e soprattutto di ripetersi in meglio.Scalpore, stupore o incomprensione? Semplicemente un flash mob stavolta con delle pretese un po’ più ampie frutto di genialità(nato dall’idea degli organizzatori Alessandro Albanese e Marco Bertucci) e coraggio, un gesto che coglie l’estremità del paradosso.L’azione si è svolta puntuale e precisa come da istruzioni: i mobbers hanno seguito i segnali, si sono fermati e poi mossi, come se dovesse essere girata la scena di un film in cui decidiamo in partenza di essere coinvolti , dove in realtà siamo noi i registi di quello spazio e di quel tempo.La città, circoscritta alla dimensione minima scelta di Via R. Settimo, è il luogo della sospensione della norma ordinaria e dell’introduzione della norma eccezionale, della confusione tra ordine e disordine: si è governati dal potere dell’eccezione che esiste per il fatto stesso che si traduce in gesto. La città e le persone che vi abitano vengono metaforicamente distrutte, create e adattate a partire da un gesto, l’atto del mangiare la banana che ci sradica dalla non sensatezza del gesto nel luogo per condurci ad una riflessione sul rigore spesso imposto e spesso auto-imposto da luoghi e circostanze per rientrare in degli schemi di comportamento ideali. Oramai la vita pubblica e la vita privata dell’uomo assumono i caratteri dello spettacolo e della spettacolarizzazione che cercano di modellarsi sulla realtà creando un senso di illusione e distacco oltre che di apatia e indifferenza nei confronti dello stesso reale. Questo è l’uomo ossessionato da sé, cerca di costruirsi un mondo delle apparenze a partire dall’apparenza che è egli stesso: cerca nella propria immagine la conferma delle proprie capacità o cerca tutto questo in dei miti, costruzioni illusorie che cerca di imitare.L’autocontrollo al quale siamo sottoposti o che ci imponiamo per rispondere ad una aspettativa di perfezione determina un divario tra illusione, realtà, mondo dell’eccezione,mondo del quotidiano, e paralizza la volontà di cambiare.Il flash mob è stato capace di suggerire una liberazione seppur breve rispetto alla prospettiva del vuoto totale. Alla fine cosa è se non un gioco, una forma di evasione semplice, che trascende il quotidiano, libera la fantasia in uno spazio scisso dalla sua funzione primaria in un tempo che ha perso la capacità di sottrarci dalla routine.”Dicono sempre che il tempo cambia le cose, ma sei solo tu che devi cambiarle” (Andy Warhol) .

Alba Francesca Fazio
*Lo Staff dei Flash Mobbers Palermo ringrazia Rosalio per aver supportato sin dall'inizio il Flash Mob.
Si ringraziano inoltre Balarm, Sicilia On Line, Fuzzyblog, il Muretto, palermo.spazioblog, I Love Sicilia, Repubblica e quanti hanno scritto e divulgato il flash mob.

2 commenti:

DaN ha detto...

Concordo pienamente sulle parole buttate giù in questo testo.
Il flash Mob è un ottimo metodo per perderci nei nostri binari. E'un gioco. E' un modo per tenersi fuori dalla spazializzazione dei luoghi. Dalla razionalità. Dagli schemi. Per scrollare di dosso ai luoghi in cui viviamo le etichette di "normale" e "naturale".
L'arte è movimento. L'arte è metamorfosi e cambiamento.
Al prossimo FM! Daniele

girolamo grammatico ha detto...

ragazzi stiamo preparando un'operazione di flahmob a roma!
vi abbiamo linkato suil nascenta spazio virtuale:
http://flashmobart.blogspot.com/

e forza trinacria